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Covid19 e adolescenza

“Io resto a casa”

Questa frase sentita, letta, pronunciata centinaia di volte in questo lungo periodo di quarantena ha un significato reale e uguale per tutti, di imposizione, isolamento e distanza sociale, ma anche un significato interno individuale dettato da una serie di vissuti emotivi personali, legati alla deprivazione, rinuncia, paura e senso di morte

Per l’adolescente, il cui percorso di crescita è centrato sull’esperienza del cambiamento, sulla sperimentazione, alla ricerca di una vera autonomia e una vera indipendenza, che significato ha?

L’adolescenza è la fase in cui i ragazzi sono concentrati nella ricerca della propria identità, e in questa ricerca l’adolescente affronta dentro di sé dei lutti importanti: il lutto del corpo infantile e il lutto della relazione primaria con i genitori…Potremmo dire che la morte e il lutto sono il centro della dinamica adolescenziale, sono lutti dolorosi e difficili, ma evolutivi, cioè necessari per la crescita.

È l’età della metamorfosi, cambia il corpo, cambiano le relazioni, cambiano le modalità di pensiero

Molto di tutto questo si gioca fuori casa, nella progressiva conquista di libertà.

Proprio attraverso la sperimentazione l’adolescente impara a riconoscere i suoi limiti e i limiti degli altri, passando  anche attraverso modalità trasgressive, di sfida, di beffa alla morte. La convinzione di essere immortali a volte porta gli adolescenti ad avere comportamenti a rischio  o a sfide pericolose. Alcool, droghe, fughe sono tentativi di sperimentare e trasgredire, mettere e mettersi alla prova. Il corpo a volte viene percepito come in prestito, a volte un estraneo, a volte un involucro.

L’adolescente esce, incontra, sperimenta, prova, si confronta, a volte rischia e da tutto questo impara a conoscersi nel gruppo, nella nuova posizione all’interno della famiglia e piano piano transiterà verso il mondo degli adulti  e verso una nuova responsabilità.

Oggi il Covid19 è entrato in gioco con le sue richieste di responsabilità, prese di coscienza dei pericoli reali, della malattia, della morte.

I ragazzi si sono trovati catapultati in un cambiamento repentino della loro quotidianità, delle loro priorità e di fronte a  una minaccia reale di morte.

Niente più scuola, niente più amici, niente più uscite, niente più sport e una stretta convivenza con i genitori dai quali stavano invece cercando di creare una  distanza…

La richiesta di stare “prigionieri” in casa rinunciare ai loro piaceri, interrompere i loro progetti li mette a dura prova. In breve tempo si sono capovolte le prospettive, si è modificata la percezione delle modalità relazionali, si è privati di cose preziose.

Avremmo potuto aspettarci una certa ribellione da parte dei ragazzi, invece tutto sommato hanno seguito le regole.  Alcuni esprimono le loro preoccupazioni non con pensieri compiuti e parole ma con comportamenti e azioni. Difficoltà di sonno, mancanza di vitalità, noia, irritabilità, avidità, possono essere  reazioni alla situazione di emergenza, ma ci parlano anche  delle problematiche più interne legate alla fase evolutiva.

Anche l’utilizzo dei mezzi tecnologici come computer, tablet , telefonino spesso criticati, demonizzati e fino a poco tempo fa motivo di conflitto e contrattazione con i genitori, ora diventano risorse e mezzi preziosi per mettersi in contato con la continuità didattica, la scuola, i professori e il mondo esterno. I genitori sono impegnati in smartworking, i figli in didattica a distanza.

Eppure ora molti esprimono la fatica di stare sempre attaccati al computer, apprezzano il silenzio e la lettura, il ritmo della giornata più lento e la scoperta delle relazioni più intime con i fratelli e i genitori. Ci vengono raccontate esperienze di scambio e scoperte di passioni comuni, curiosità reciproche  da scoprire e sperimentare.
L’improvvisa e stretta convivenza offre la possibilità di osservare da vicino e con continuità i figli e crea l’opportunità  di condividere pensieri, interessi capacità creative, paure e difficoltà.

È compito dei genitori aiutare i ragazzi a meglio comprendere e gestire questa emergenza attraverso la parola: non si può fingere di non essere preoccupati, non possiamo negare la paura e l’incertezza di  tutto questo.

È importante saper rispettare i loro spazi privati, i loro ritmi, ma anche ascoltare con attenzione, osservare tra le righe… e perché no, coinvolgerli in qualcosa di piacevole da fare insieme e anche in qualche piccola responsabilità, utile a tutta la famiglia.

Forse arriverà un momento in cui valorizzeremmo l’essere stati  a casa, senza ovviamente nulla togliere alla terribile esperienza di malattia, morte, ritiro sociale ed enorme sofferenza vissuta da tutti noi, e l’aver potuto scoprire e sperimentare il tempo e le relazioni gestite con modalità diverse…

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