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Emozioni e Apprendimento

“A casa io gioco, a scuola io faccio… A casa c’è Mamma, a scuola Maestra… A casa io sono, a scuola divento… A casa c’è il nido, a scuola c’è il mondo” **(Bruno Tognolini “Prima filastrocca di casa e di scuola”).

L’ingresso alla scuola primaria offre al bambino nuove occasioni e sfide allo sviluppo della sua intelligenza e delle relazioni con se stesso e con gli altri. Il desiderio di conoscere e di scoprire, che hanno origine nello sviluppo precedente, vanno incontro ad evoluzioni e trasformazioni in cui è necessario trovare un’armonia tra regola e creatività, gioco e lavoro, tra azione e pensiero. “Giocare con la materia è un modo come un altro per abituarci a padroneggiarla” (D. Pennac, 2007, Diario di scuola).

La capacità di apprendere non inizia con l’ingresso a scuola, ma ben prima. Basti pensare che il bambino nel primo anno apprende più cose che non nel resto della vita: dalla completa dipendenza al linguaggio e al cammino, all’alimentazione autonoma, precursori dell’autonomia. L’apprendimento quindi non è qualcosa che riguarda solo la scuola. La possibilità di sviluppare la propria intelligenza e di poterne fare un uso armonico dipende non solo da fattori ereditari o genetici, ma sono cruciali tutti gli apporti e i contributi dati dalla relazione e dagli affetti. Quindi l’intelligenza non è una funzione a parte nella vita psichica, non si sviluppa in modo autonomo, ma è strettamente collegata alle vicende della socializzazione e dello sviluppo affettivo.

I primi apprendimenti, che sono strettamente legati al corpo o perché avvengono nel corpo o tramite il corpo, possono realizzarsi perché c’è una relazione con un adulto che dà significato alle sensazioni, protegge e modula gli eccessi di stimolazione, promuove il benessere e il piacere fisico e trasforma in pensieri e parole ciò che il bambino vive.

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