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Preadolescenza: chi abita il mio corpo? – parte seconda


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Alla comparsa dei primi cambiamenti è come se i preadolescenti chiedessero di essere tenuti un po’ al riparo: “un tempo di tregua”. Infatti, il cambiamento del corpo, per quanto desiderato e fantasticato, nel momento in cui si realizza coglie di sorpresa. Anche i genitori spesso sono colti di sorpresa: molti non “riconoscono”più il proprio figlio, che da un giorno all’altro appare diverso, improvvisamente grande.

La mente deve fare un grosso lavoro per stare al passo e integrare tutti i cambiamenti che avvengono nella dimensione corporea e che sono visibili non solo al proprio sguardo, ma anche allo sguardo esterno. I tempi di maturazione possono essere lunghi. Il corpo procede troppo veloce e coglie la mente impreparata (pensiamo ad esempio ad una pubertà anticipata, sempre più usuale negli ultimi anni). Sarà necessario un grande lavoro psichico per ricostruire un’immagine di sé che integri la dimensione del corpo con tutti i suoi aspetti di novità. Questo lavoro psichico via via consentirà ai preadolescenti di abitare il loro corpo e di sentirlo “proprio”.

Con la pubertà, la consapevolezza di possedere un corpo maschile o femminile acquista un significato molto più reale. I maschi devono fare i conti con cambiamenti corporei visibili: corpi che si allungano, il cambio della voce, la comparsa di peli e a volte di brufoli, lo sviluppo muscolare, la maturazione degli organi riproduttivi e sessuali, la polluzione, la masturbazione per poter arrivare a conquistare una corporatura più “da papà”. Anche le femmine devono fare i conti con cambiamenti più visibili (seno, menarca, comparsa dei peli) che si aggiungono ad aspetti più nascosti (organi riproduttivi); il corpo femminile implica nuove responsabilità e mette le ragazze sullo stesso piano della mamma: possono generare!

Sia i maschi che le femmine sono impegnati nella definizione dell’identità di genere e nell’acquisizione di un proprio linguaggio di genere. Mentre da un lato, nelle femmine si nota un certo pudore (tenere nascosto il ciclo mestruale o paura che possa essere intuito o scoperto dagli altri), dall’altro si nota spesso un’esibizione del corpo o di parti del corpo attraverso abiti succinti e foto pubblicate nei social. Anche per i maschi la confidenza con la propria crescita è faticosa. I ragazzi sembrano molto più orientati all’esplorazione, a spingere il corpo nell’avventura, a lanciare delle sfide a coetanei e adulti, con una minore predisposizione al confronto e alla comunicazione di vissuti. Tuttavia, se un tempo si distingueva in modo più definito il mondo maschile da quello femminile per modalità di approcciarsi alla crescita, attualmente queste differenze vengono a sfumare.

Maschi e femmine spesso condividono un linguaggio e un registro di pericolosità, che azzera le differenze. Come per esempio, l’utilizzo dei social network, l’alcol, il fumo, le trasgressioni… Tutto questo comunque potrebbe far parte di un lavoro temporaneo di sperimentazione e messa a punto di un proprio modello di femminilità e mascolinità, ma potrebbe anche nascondere una richiesta di aiuto. Ci riferiamo a quei casi in cui si rischia di rimanere intrappolati in manifestazioni rischiose e/o sviluppare delle vere e proprie patologie. Il difficile compito degli adulti (genitori, insegnanti, educatori) è quello di mantenere uno sguardo attento e non giudicante, per provare a capire quando un comportamento è funzionale alla crescita, e quando invece diventa pericoloso.

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